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L'Esercito del (Couch)Surfing

 

“Mi piace poter essere utile e fornire un alloggio a viaggiatori, ciclisti e autostoppisti da tutto il mondo e passare del tempo con loro”, afferma Fabiano, 57 anni, fiorentino.

Fabiano vive nel quartiere di Castello, antico avamposto costruito dall’imperatore Claudio in età romana e pratica Couchsurfing dal 2008. Couchsurfing è un servizio gratuito rivolto ai viaggiatori che desiderano visitare un paese o una città stranieri condividendo l’esperienza di viaggio con i locali, entrando in contatto con lingue, culture, stili di vita e cibi differenti. Tramite la piattaforma è possibile essere ospitati gratuitamente e mettere a disposizione il proprio alloggio ad altri utenti.

Fabiano ha ospitato più di 1200 persone e dal nostro studio risulta l’utente più attivo in Italia. Quando siamo andati a fargli visita ci ha accolto in cucina, dove aveva predisposto un banchetto con un’ottima pastiera fiorentina e della vodka aromatica.

“Per me la cucina è il luogo di scambio per eccellenza. Ospito in media 5 persone al giorno e per tutti vale la stessa regola: la cena è un momento di scambio a cui tutti devono partecipare, è il vero fulcro dell’esperienza da surfer.

Come la gran parte delle persone che offrono ospitalità gratuita, Fabiano ha delle regole, ben visibili nella bacheca all’ingresso, che vuole siano rispettate.

“Non accetto ospiti che arrivano tardi, dopo cena. Perché la mattina lavoro e ho bisogno di riposare la sera ma soprattutto perché non ci sarebbe il tempo materiale per sedersi attorno a una tavola, conoscersi, raccontarsi dei nostri viaggi passati. Non vorrei che casa mia si trasformi in un ostello, ecco (…)”. Il fulcro dell’esperienza da Couchsurfer di Fabiano è la condivisione dei pasti, vissuto e presentato come momento in cui la filosofia del Couchsurfing si materializza. “Anche se ho poco tempo per farlo, mi piace cucinare, per questo accolgo i miei ospiti preparando una ricetta italiana. Dopo la prima sera però, chiedo agli ospiti di occuparsi della cena, una volta a testa, fino alla fine del soggiorno”.

Fabiano vive da solo e mette a disposizione fino a 7 posti letto ai surfisti del couch. Ormai per lui Couchsurfing è diventato un vero e proprio stile di vita, un tratto caratterizzante della sua personalità. Non si tratta solo di questo:

“Perché pratico Couchsurfing? Beh, sicuramente fa piacere trovarsi in casa persone di ogni nazionalità che ti fanno trovare un piatto pronto al rientro dal lavoro. Mangiare bene ogni giorno è sicuramente una forte motivazione (ride)”.

La piattaforma è popolata da persone di età e nazionalità diverse che parlano lingue diverse e condividono interessi e passioni. C’è chi come Fabiano ama condividere il cibo o chi, come Alessandro, venticinquenne di Cagliari, ama praticare lingue straniere.

“Dopo la scuola ho iniziato subito a lavorare con mio padre e non avevo occasione per praticare l’inglese. Torno a casa alle 7 ogni sera, è difficile coltivare interessi, hobby. Per questo nel weekend ospito sempre qualcuno, per me è un bel modo per divertirmi, praticare l’Inglese e staccare dalla settimana lavorativa. Ora, accumulate un po’ di recensioni, mi piacerebbe fare un viaggio in Scozia sperando che qualcuno mi ospiti”.

La voglia di andare più a fondo e di capire i tratti ricorrenti dei Couchsurfer ci ha portato a intraprendere un’analisi su un campione di 100000 persone iscritte alla piattaforma. I risultati mettono in evidenza una tipologia di user ricorrente, un couchsurfer standard.

Abbiamo stimato inoltre quanto gli utenti siano simili tra loro sulla base dell’età, del sesso, delle lingue parlate, dei paesi in cui hanno vissuto e che hanno visitato, delle descrizioni dei profili e dai propri interessi.  Dalla ricerca sono emersi quattro gruppi distinti che riconducono ad altrettante tipologie di surfer. Come dimostrano le esperienze di Fabiano e Alessandro, l’esperienza da surfer può assumere diverse sfaccettature e può essere vissuta a diversi livelli di intensità. Il nostro studio dà un’idea di come siano strutturati i gruppi di utenti al loro interno.

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Visualizza il couschsurfer standard               e i quattro tipi di couchsurfer 

Viaggio e ospitalità sono intrinsecamente legati al contatto con l’altro, col diverso che genera curiosità da una parte e timore dall’altra. Lo stesso termine ospite deriva dal latino hospes che condivide la radice con hostis, il nemico. L’etimologia mette in luce la contraddizione intrinseca al concetto stesso di ospitalità, evidente nella contrapposizione tra accoglienza e rischio. Chi accoglie qualcuno in casa propria sta permettendo a una persona mai vista prima di invadere fisicamente la casa, lo spazio più intimo di ogni persona. È logico tutelarsi e applicare dei criteri di scelta, anche Fabiano ha i suoi.

"Quando ricevo una richiesta di soggiorno chiedo immediatamente mail e numero di telefono. Per questioni logistiche e di sicurezza invio una mail chiedendo l’itinerario di viaggio, l’ora e la stazione di arrivo, in modo da organizzarmi. Dato che preparo io la cena la prima sera, per me è fondamentale avere informazioni sulle eventuali intolleranze alimentari. Non tengo in considerazione le richieste di chi non compila questo breve questionario".

Allo stesso modo per chi viaggia, è facile sentirsi a proprio agio in una città o un paese stranieri così come sentirsi in pericolo e provare paura. Couchsurfing può rivelarsi un’esperienza fantastica ed esaltante ma è necessario prestare attenzione ai rischi che si corrono.  Ci racconta Claudio, cinquantenne romano:

“Tanyia, una ragazza ucraina che studia qui a Roma e che ospito spesso –ormai le lascio le chiavi di casa– ha avuto varie esperienze spiacevoli. La prima volta che è stata da me non aveva neanche uno zaino: aveva lasciato i bagagli dal precedente host e se non l’avessi riaccompagnata io non sarebbe mai tornata indietro a recuperarli. Le capita anche di ricevere offerte di ospitalità con messaggi sessualmente espliciti”.  

Come altri portali, Couchsurfing mette a disposizione un servizio di referenze relative all’esperienza di ogni utente. Nella nostra ricerca siamo voluti andare oltre le semplici referenze volendo stimare il livello di affidabilità di Couchsurfing su base geografica. Per dare un’idea di dove è più o meno rischioso praticare il Couchsurfing abbiamo calcolato un Trust index. Attraverso la Trust Map creata sulla base dell’indice è possibile avere un’idea immediata del livello di sicurezza in ogni singolo paese, semplicemente posizionando il puntatore sul paese interessato.  

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Visualizza la Trust Map

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Grazie per esservi interessati al nostro progetto! Troverete tante informazioni utili, per chi vuole praticare turismo Couchsurfing, sulle tipologie di utenti, insieme a mappe interattive con preziose informazioni e tante curiosità.

 

Buona navigazione!

Curiosity Pills

Il codice sorgente di Couchsurfing è stato sviluppato dal fondatore Casey Fenton a partire dal 1999, con il contributo di altri tre programmatori. La prima piattaforma lanciata in rete è nata grazie al lavoro volontario e gratuito degli stessi membri. Dopo un investimento di quasi 8 milioni di dollari ricevuto nel 2011 attraverso Benchmark Capital, Couchsurfing ha perso lo stato di organizzazione no profit diventando organizzazione a scopo di lucro. Questo ha generato l’indignazione di gran parte degli utenti che hanno lanciato una campagna di protesta inserendo come foto profilo immagini contenenti cartelli con la scritta sold.

Paula racconta: “Ho conosciuto Couchsurfing grazie a mia cugina che l’ha usato spesso nei suoi viaggi. Non ne avevo mai sentito parlare prima. Qualche tempo dopo ho organizzato un viaggio con una mia amica: il piano era quello di incontrarsi a Porto, perché lei si trovava lì per visitare il suo ragazzo e poi trasferirci a Malta.

Per una serie di imprevisti non siamo riusciti a prenotare in tempo il viaggio per Malta e così ho pensato di inviare alcune richieste last minute su Couchsurfing. Mi hanno risposto in 3 e ho scelto la persona con me più compatibile per interessi. Mai avrei pensato di incontrare un ragazzo per cui provare qualcosa in questo modo. Dopo tre giorni passati con lui quando mi ha accompagnata in aeroporto mi ha detto che mi avrebbe voluto vedere ancora. Ho pensato tra me e me che in fondo tutti gli uomini dicono queste cose. Invece dopo meno di un mese è venuto per davvero a Riga e dopo un altro mese ho preso un volo per Lisbona, tanta era la voglia di vederlo. Abbiamo iniziato a vederci sempre più spesso finché un giorno mi ha chiesto di sposarlo. Ora è mio marito e abbiamo due splendidi bambini. So che è difficile credere alla nostra storia che sembra assurdo, ma … è successo davvero!"

Dino Maglio, ex carabiniere di origini pugliesi, è stato arrestato la prima volta nel 2014, in seguito alla denuncia di violenza sessuale mossa da una sedicenne australiana, ospitata a Padova attraverso Couchsurfing.

Un anno dopo, scontati i domiciliari, crea un nuovo profilo sulla piattaforma: si fa chiamare Leonardo e accoglie molte ragazze, provenienti da tutto il mondo.

Il copione era sempre lo stesso: l’uomo, dopo aver accolto le surfer con estrema gentilezza, offriva loro un “vino speciale”(così lo chiamava), trattato con benzodiazepine o sonniferi. In pochi minuti le sue ospiti accusavano un iniziale torpore, seguito da uno stato di parziale o totale incoscienza: 16 le vittime ufficiali.

Nel giugno 2017 Dino Maglio è stato condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione dal Tribunale di Padova.

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